Eh, che cos'è l'arte digitale? Non è tangibile, non possediamo originali da tenere nei musei, non la tocchiamo. Si può chiamare arte davvero?
Non ditemi che non vi è mai passato di mente, la bizzarra domanda "è davvero arte?". Persino io me la sono posta, e qui vi propongo la risposta, ovviamente quella che ho trovato io.
Cominciamo analizzando il punto fondamentale:
A che serve l'arte digitale?
Serve soprattutto per le commissioni, o i lavori a più mani. Nei momenti in cui si deve essere pronti a cambiare i colori, le ombre, l'espressione, senza perdere tempo a rifare da capo un disegno. Il digitale è soprattutto un modo per facilitare il lavoro professionale, perché ci da la possibilità di cambiare con poca fatica ciò che ci avrebbe richiesto giorni. In digitale vengono fatti i giochi a cui giochiamo, le pubblicità che vediamo, le decorazioni sui vestiti che indossiamo e persino le lettere che scriviamo al pc. In un'era così digitale ci si aspetterebbe una maggiore comprensione di questo tipo di materia, ma viene ugualmente solo in minima parte analizzata, sotto l'idea che il computer fa tutto da se' e l'artista siede allo schermo senza alzare un dito.
Quindi, l'arte digitale è indispensabile per il nostro mondo moderno, ma come mai quindi ci è difficile vederla come vera arte? Perché, l'esperienza mi racconta, come non capivamo i tuoni e ci siamo inventati Zeus che li tirava giù a mano, non capiamo esattamente che cosa succeda in quello schermo, e ci illudiamo che sia magia.
L'arte digitale è più semplice?
Sì, è una scusa comoda dirsi "visto che puoi cambiare all'infinito, è più facile". Ovviamente non è così, in quanto l'autore per approfittare delle comodità del digitale deve prima imparare a conoscere a fondo un programma, il che può richiedere anni, senza scordarci di quanto costano i programmi e l'attrezzatura, che sono uno schiaffo immediato rispetto al costo più a lungo termine delle arti tradizionali. Mentre impari il programma, impara anche una coordinazione occhio-mano sovrumana, che ti servirà per disegnare su una superficie mentre guardi su un'altra, e spero che non ti dia fastidio il wrestling con una penna che pesa quanto una stilografica vecchio stile, con la differenza che la penna grafica la impugni per ore mentre la stilografica la usi per la firma e via.
Ma il problema peggiore che porta il digitale non è certo elencato là sopra. No, il problema peggiore è infido e subdolo, non te ne accorgi finché non sei con gli occhi disidratati e i crampi che si prendono possesso di te. Il nemico non si nascondeva, è sempre stato lì, e non te ne sei accorto. Il nemico è che appunto si può cambiare all'infinito ciò che si è creato.
Esatto, la parte migliore del digitale è anche la parte peggiore: il committente ti chiederà di rifare lo stesso particolare millanta volte, e per altre ventordici ti chiederà di cambiare un colore che andava bene dall'inizio perché veniva dalla palette che ti ha fornito. Ti toccherà giostrarti un file dalle risoluzioni atroci perché credono che risoluzioni più alte equivalgano a qualità migliore (sbagliando, visto che poi stampano pagando un centesimo a volantino e fanno schifo), e soprattutto... La tavoletta abbassa istantaneamente la qualità del tuo lavoro. Non importa quanto sei bravo, per i primi cinque-sei anni non riuscirai a fare le cose esattamente come le vuoi te, perché la tavoletta non funziona per niente come la carta, e ti troverai a spendere ore a rifare la stessa maledetta linea cento volte, senza mai riuscire a vedere la visione d'insieme e trovandoti a dovere/volere ritoccare ogni cosa, incollato allo schermo in un circolo vizioso di "e se cambiassi la saturazione?", fino a che il computer ti va in crash senza salvare.
Ammettiamolo, la carta è finale, definitiva, e tombale. Una volta sbagliato colore te la devi cavare da te, ma almeno non spendi quattro ore a rifare i capelli perché hai deciso che rosa shocking erano più belli. Quel che è fatto è fatto, ed è esattamente quello che serve ai principianti: sbagliare, polleggiare un po' cercando di migliorarlo, peggiorare tutto e passare infine ad altro. Vedo potenze di figlioli incrostati sullo stesso file per mesi a causa del perfezionismo.
Ci vuole misurazione insomma, e pure autocontrollo, per darsi una calmata con i ritocchi da otto ore e fare qualcos'altro. E la misurazione, cari ragazzi, non è facile.
Ma cosa è esattamente l'arte?
Quando vedevo il mio professore scaricarsi foto che non erano nemmeno sue, ritagliarne pezzi e incollarle chiamandola arte mi sono venuti dei dubbi su quanto ci fosse di suo in quel che ha fatto, ma la risposta era semplice: tutto. Le foto che ha scaricato sono solo una maniera più rapida di arrivare a un risultato al quale lui non arriverebbe da solo, l'atto di creare in realtà risale a molto prima della composizione, quando lui si è detto che infilare una bombola d'ossigeno tra le gambe divaricate di una modella sarebbe stato divertente. E l'ha fatto, e ha fatto parlare di se'. A parte l'ovvio errore di usare foto altrui senza permesso, aveva creato. L'arte, nel suo stato più puro, è solo... Un'idea. Quindi, l'idea è l'arte, e l'esecuzione è solo un mezzo per esprimere l'idea. Può anche non essere eseguita, è arte il semplice concetto di inventare qualcosa.
Pure la matita è arte, qualcuno s'è preso la briga di incapsulare grafite nel legno, e poi qualcun altro s'è reso conto che con una lama in un cilindro la punta veniva più sottile che col coltello. Nasce da un'idea, e tutto ciò che nasce da un'idea è arte.
Quindi, seguendo questo principio, l'arte digitale è arte.
Io personalmente preferisco usare ancora il tradizionale il più possibile, ma c'è da stare al passo con i tempi, ed ecco qui tutto quello che ho da dire sull'arte digitale.
La prossima settimana non ci si sente a meno che non ci siano post super-speciali perché cominciano i corsi. Anche il blog si godrà un po' di vacanza :)
martedì 30 luglio 2013
domenica 28 luglio 2013
Sigur Ros, in concerto al Lucca Summer Festival
Bellezza, bellezza pura. Io sono una persona coi piedi per terra, ma questa band mi ha preso di peso e lanciato in un mondo sottomarino di incredibile complessità e forza. Dal vivo c'è un effetto straordinario dato dalle vibrazioni del terreno, che ti fanno immergere ancora più profondamente nella loro musica. Nel momento in cui l'oscillazione del corpo, le note, e le vibrazioni si incrociano... lì puoi perderti.
Un concerto decisamente indimenticabile, che mi ha davvero dato i brividi, e ha sciolto miracolosamente una quantità di tensione che mi trascinavo dietro da mesi. Devo ancora riprendermi del tutto da un'esperienza così potente.
Oltretutto io e papà ci siamo trovati, in Piazza Grande, una panchina tutta per noi. Abbastanza vicina al palco da vedere meglio di tutti i poveracci che ondeggiavano la testa per spiare tra un orecchio e uno smartphone, ma non tanto di lato da avere la visione ostruita da faretti e amplificatori. Il posto perfetto. E lì, come due serafici Sheldon, ci siamo piazzati tutti contenti con tanto di granitina alla fragola dal bar Il Pinguino, godendoci in comodità un concerto che la comodità se la meritava tutta. Non credo me lo sarei goduto altrettanto voluttuosamente se avessi dovuto stare in piedi tutte e due le ore dell'esibizione, rigorosamente coi tacchi che altrimenti non ci vedo nulla.
10/10, bravi Sigur Ros e bravi spettatori che ci avete lasciato la panchina migliore libera.
Siccome io pratico ferventemente il people-watching, volevo segnare nella storia di internet un po' di gente caruccia avvistata durante il concerto:
Primo in lista, il vecchio signore con la divisa della Misericordia che faceva le foto con l'aifonne tutto giulivo. Non sono ancora sicura che scopo abbiano le foto. Forse ha un blog.
La deliziosa signora che aveva paura di perdersi nella folla e quindi ha optato per un abito che ricordava un cono stradale. Più recentemente soprannominata: Sua Catarifrangenza.
La ragazza che si è stesa in un angolo della piazza e si è goduta il concerto come un pacifico indiano che ascolta le vibrazioni del terreno. Con il ragazzo al seguito che le teneva la mano.
Il dolcissimo straniero con l'apparecchio acustico che sedeva accanto a me, che è stato in lacrime per tutto il concerto e si sedeva solo in terra nonostante il suo zaino riposasse sulla panchina.
E ovviamente io e mio padre che ci siamo sfilati le scarpe per metterci in piedi sulla panchina, dondolando felici come pasque, per ben due canzoni.
Un salutino a Gherardo, Riccardo, Davide, You e Ilya che si sono persi il concerto e sono certa che saranno ancora lì a rosicare. Io vi lovvo, non abbiatemene.
martedì 23 luglio 2013
Impariamo da: Suwi
Suwi è un'artista della Repubblica Ceca, dallo stile molto particolare che mi ha fatto venire voglia di analizzarla!
Ciò che rende i suoi disegni così particolari è, per me, l'inchiostrazione/colorazione intricata che si affianca bene alla linearità che usa sui personaggi. I suoi pezzi non sono mai noiosi o sforniti, ogni parte è al posto giusto, grazie a un senso dello spazio fuori dal comune, ed ogni linea o colore ha un posto preciso e perfetto, per dare vita a opere bilanciate con una cura che sarebbe sorprendente perfino per un professionista.
Qual'è il suo punto forte?
La scelta dei colori non è mai casuale, e la grana della carta sempre ben visibile rende piacevolissimi i suoi pezzi, sembrano fiabe per bambini e in qualche modo, forse per l'uso dei rossi accesi per evidenziare il rossore della pelle, si riceve un calore particolare in alcuni pezzi. Non si può definire "semplice" il suo stile, nonostante a prima vista potrebbe sembrarlo, perché osservando più attentamente notiamo come quasi ogni colore contenga all'interno una decorazione, creando vitalità in quella che altrimenti sarebbe solo noiosa campitura.
Cosa possiamo imparare?
L'uso della carta è molto particolare: ne riempie spesso la maggior parte, per lasciare delle studiatissime forme che fanno parte del disegno, rendendo così la carta un "colore" invece che una superficie. Trovo che sia incredibile questo suo "scolpire" la carta trasformandola in parte dell'opera stessa. Gli spazi bianchi non vanno temuti ma imbrigliati, domati, e usati: credo sia questo il messaggio che possiamo scoprire una volta scavato nel suo stile.
Grazie a Suwi per avermi concesso il permesso di utilizzare le immagini!
Il prossimo post solleverà una grande questione: "L'arte digitale è vera arte?" quindi fatevi notificare prima di tutti quando arriverà, usando la casella in alto "segui via mail"
Alla prossima settimana!
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In the forest - S-u-w-i |
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Seeking - S-u-w-i |
La scelta dei colori non è mai casuale, e la grana della carta sempre ben visibile rende piacevolissimi i suoi pezzi, sembrano fiabe per bambini e in qualche modo, forse per l'uso dei rossi accesi per evidenziare il rossore della pelle, si riceve un calore particolare in alcuni pezzi. Non si può definire "semplice" il suo stile, nonostante a prima vista potrebbe sembrarlo, perché osservando più attentamente notiamo come quasi ogni colore contenga all'interno una decorazione, creando vitalità in quella che altrimenti sarebbe solo noiosa campitura.
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Elo - S-u-w-i |
L'uso della carta è molto particolare: ne riempie spesso la maggior parte, per lasciare delle studiatissime forme che fanno parte del disegno, rendendo così la carta un "colore" invece che una superficie. Trovo che sia incredibile questo suo "scolpire" la carta trasformandola in parte dell'opera stessa. Gli spazi bianchi non vanno temuti ma imbrigliati, domati, e usati: credo sia questo il messaggio che possiamo scoprire una volta scavato nel suo stile.
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Stroll - S-u-w-i |
Il prossimo post solleverà una grande questione: "L'arte digitale è vera arte?" quindi fatevi notificare prima di tutti quando arriverà, usando la casella in alto "segui via mail"
Alla prossima settimana!
martedì 16 luglio 2013
L'uomo d'acciaio.
Oggi è il mio compleanno, non ho intenzione di finire la recensione che sarebbe dovuta apparire oggi, quindi metto al mondo un post piccino picciò che riassume il film di Man of Steel.
Il film comincia subito con la scena del parto. Urla. Strida. Sbuffi.
Il mio prode accompagnatore si avvicina al mio orecchio e sussurra:
"Visto? Anche in una società super avanzata la femmina partorisce con dolore!"
Al che io commento:
"Eh, mica potevano farlo comincià con uno schifo di cesareo."
Questo è tutto quel che ho da dire su Man of Steel, che tanto a nessuno gliene importa più nulla.
Buoncompleanno a me e buonagiornata a tutti.
Il film comincia subito con la scena del parto. Urla. Strida. Sbuffi.
Il mio prode accompagnatore si avvicina al mio orecchio e sussurra:
"Visto? Anche in una società super avanzata la femmina partorisce con dolore!"
Al che io commento:
"Eh, mica potevano farlo comincià con uno schifo di cesareo."
Questo è tutto quel che ho da dire su Man of Steel, che tanto a nessuno gliene importa più nulla.
Buoncompleanno a me e buonagiornata a tutti.
martedì 9 luglio 2013
Hyouka
Un anime delizioso e leggerissimo, ma non per questo meno appassionante. Può mettere in dubbio all'inizio, ma piano piano si scopre un realismo inaspettato ed è forse il primo anime del quale posso dire con certezza che migliora puntata dopo puntata.
Nonostante l'atmosfera leggera e tenera, incolla lo spettatore allo schermo ed arriva anche ad essere interattivo, lasciandoti il tempo di formare le tue ipotesi sulle soluzioni dei misteri di ogni episodio.
L'animazione è divina, dai movimenti fluidi e con pochissimo riutilizzo dei frame, un prodotto di qualità superiore sostenuto da una storia che ha salde radici.
Genere: Hyouka è uno slice-of-life investigativo alla portata di tutti, per niente noioso anche per chi come me i gialli li soffre un pochino. Lo spirito della giovinezza Giapponese permea la trama e i personaggi, dandoci un'idea più chiara delle dinamiche di un liceo del sol levante ai giorni nostri, rendendolo un anime di particolare interesse per chi come me è assetato di cultura nipponica, ma al contempo ha un'atmosfera classica che trovo rilassante. Vi consiglio di partecipare alle investigazioni e allenare i neuroni mentre seguite i casi, è più divertente! Decisamente da guardare in compagnia.
La trama: Il protagonista è Hotaro: un liceale svogliato, che mira a "risparmiare le energie". Si rende conto di vivere una vita grigia, e l'accetta come un fatto, ma quando viene spinto dalla sorella ad iscriversi al club di Cultura Classica, a rischio chiusura, la sua vita subisce un drastico cambiamento. Lì incontra Chitanda, una ragazza di buona famiglia dalla curiosità insaziabile che si è iscritta al club per motivi che scopriremo più avanti. Assieme ad altri due personaggi, il club di Cultura Classica si trasforma in un circolo di investigazioni. I casi saranno tutti più o meno leggeri, sempre capeggiati dalla curiosità di Chitanda, portando passo dopo passo Hotaro ad apprezzare il colore e la vivacità della vita.
Perchè la trama è così corta? Perchè il resto è spoiler!! ;P
Target: Assolutamente chiunque! Un anime così piacevole non lo vedevo da tempo, è molto leggero eppure non annoia per niente e, ancora meglio, tiene in allenamento la materia grigia!
Questo anime dall'atmosfera primaverile è ciò che ci vuole per l'estate, e mi raccomando prestate attenzione all'animazione invidiabile, personalmente ho rivisto la prima puntata 4 volte e non mi è mai venuto a noia di osservare i dettagli e i movimenti secondari. Un vero prodotto di qualità, da gustarsi con qualcuno per commentare gli avvenimenti e confrontare le proprie soluzioni ad ogni mistero. Se lo guardate, ditemi cosa ne pensate!
Per chi ne ha voglia, sono in cerca di un tema per le prossime grandi domande, quindi non esitate a consigliare :3
Nonostante l'atmosfera leggera e tenera, incolla lo spettatore allo schermo ed arriva anche ad essere interattivo, lasciandoti il tempo di formare le tue ipotesi sulle soluzioni dei misteri di ogni episodio.
L'animazione è divina, dai movimenti fluidi e con pochissimo riutilizzo dei frame, un prodotto di qualità superiore sostenuto da una storia che ha salde radici.
Genere: Hyouka è uno slice-of-life investigativo alla portata di tutti, per niente noioso anche per chi come me i gialli li soffre un pochino. Lo spirito della giovinezza Giapponese permea la trama e i personaggi, dandoci un'idea più chiara delle dinamiche di un liceo del sol levante ai giorni nostri, rendendolo un anime di particolare interesse per chi come me è assetato di cultura nipponica, ma al contempo ha un'atmosfera classica che trovo rilassante. Vi consiglio di partecipare alle investigazioni e allenare i neuroni mentre seguite i casi, è più divertente! Decisamente da guardare in compagnia.
La trama: Il protagonista è Hotaro: un liceale svogliato, che mira a "risparmiare le energie". Si rende conto di vivere una vita grigia, e l'accetta come un fatto, ma quando viene spinto dalla sorella ad iscriversi al club di Cultura Classica, a rischio chiusura, la sua vita subisce un drastico cambiamento. Lì incontra Chitanda, una ragazza di buona famiglia dalla curiosità insaziabile che si è iscritta al club per motivi che scopriremo più avanti. Assieme ad altri due personaggi, il club di Cultura Classica si trasforma in un circolo di investigazioni. I casi saranno tutti più o meno leggeri, sempre capeggiati dalla curiosità di Chitanda, portando passo dopo passo Hotaro ad apprezzare il colore e la vivacità della vita.
Perchè la trama è così corta? Perchè il resto è spoiler!! ;P
Target: Assolutamente chiunque! Un anime così piacevole non lo vedevo da tempo, è molto leggero eppure non annoia per niente e, ancora meglio, tiene in allenamento la materia grigia!
Questo anime dall'atmosfera primaverile è ciò che ci vuole per l'estate, e mi raccomando prestate attenzione all'animazione invidiabile, personalmente ho rivisto la prima puntata 4 volte e non mi è mai venuto a noia di osservare i dettagli e i movimenti secondari. Un vero prodotto di qualità, da gustarsi con qualcuno per commentare gli avvenimenti e confrontare le proprie soluzioni ad ogni mistero. Se lo guardate, ditemi cosa ne pensate!
Per chi ne ha voglia, sono in cerca di un tema per le prossime grandi domande, quindi non esitate a consigliare :3
martedì 2 luglio 2013
Perché devo fare gli sfondi?
Sì, gli sfondi sono probabilmente la parte più noiosa del disegnare, e ve lo dice una a cui piace disegnare cose difficili! Però la prospettiva non mi piace particolarmente da disegnare... Perchè non è difficile! Come, direte voi, che eresia è questa? Pian piano ci arriviamo. Portate pazienza.
Quindi, senza ulteriori giri di parole, parliamo un po' di come si crea un bello sfondo e cominciamo proprio con un po' di motivazioni.
Perché devo disegnare gli sfondi?
Innanzitutto pensate a un anime o manga, e cercate di mettere la trama in parole... Senza fare riferimenti al luogo, la nazionalità dei protagonisti, e nemmeno al periodo storico. Eliminate ogni traccia che possa darne un'idea.
Facciamo che lo faccio io per voi, che tanto lo so che non ne avreste voglia. Prendiamo K-on. La trama, in breve, è che delle ragazze delle medie salvano il club di musica a corto di membri e imparano insieme a suonare musica pop, esibendosi poi al festival scolastico.
Eliminiamo il riferimento alla scuola, il luogo, e il club, che indica troppo la nazionalità, quindi anche il festival, infine togliamo la musica pop che indica il tempo: ciò che ci resta sono delle ragazze suonano insieme e si esibiscono. Wow, interessantissimo.
No, sul serio, lo leggereste? Manca qualcosa, la trama sembra incompleta. Questo perché il luogo e il tempo è infinitamente più importante per definire i personaggi di quanto non si dica. Un adolescente nel medioevo era già sposato, nel ventesimo secolo va a scuola. In Giappone guarderebbe il baseball, in italia il calcio. La psicologia del personaggio, quello che può fare e non fare, la sua vita, è influenzata profondamente dal posto in cui si trova. Bisogna renderlo chiaro, altrimenti il lettore faticherà a comprendere e l'ultima volta che ho controllato nessuno leggeva fumetti per risolvere puzzle di logica.
Per questo lo sfondo ci viene in aiuto. Immediatamente si rende riconoscibile il luogo e il tempo e si colloca subito la storia.
Non meno importante, il lettore deve capire che cosa sta succedendo, non basta fare un quadrato nel muro per far capire che il personaggio guarda fuori dalla finestra, la finestra ha la cornice. Ora però sembra un quadro. Aggiungiamo la maniglia. Certo che è misera. Aggiungiamo i riflessi... Però ora pare fluttuare, allora la incassiamo nel muro... Ora la finestra è dettagliata ma il muro è bianco... Mettiamo un paio di poster. Solo poster? Aggiungiamo almeno una scrivania... Magari non vuota... Uno scaffale... Ora li mettiamo a confronto.
Quale si capisce meglio tra le due? Quale ha più atmosfera? Capite quindi che per fare un bel disegno, un bel fumetto, tocca fare un po' di sfondi. Prendetela come una pratica zen, liberatevi dall'antipatia e cercate di fare un bel disegno.
Però i miei sfondi sembrano ospedali...
Normalissimo: è perchè non facciamo abbastanza attenzione ai dettagli. Prima di fare uno sfondo a memoria, prendete una foto del genere di posto che volete rappresentare. Guardate bene ogni elemento, non il posto come insieme, ma proprio le varie parti che rendono un posto riconoscibile: se è un negozio, o una casa, o un ufficio... La disposizione dell'arredamento, le decorazioni all'esterno, il tipo di struttura, cambia molto da luogo a luogo, non sono tutti parallelepipedi coi muri bianchi.
Mettete di voler disegnare un konbini... Non basta fare una porta con sopra l'insegna "konbini", anzi la regola nel disegnare sfondi è non usare le scritte, perché le scritte vanno a distogliere il lettore dal dialogo e impigriscono chi le usa eccessivamente.
Dissezionate l'arredamento, e cercate di disegnare in modo riconoscibile i vari elementi, dal tipo di porta che viene usato, alle pubblicità all'esterno e ai cestini, le bici poggiate contro il muro o i passanti sul marciapiede... Sono tutti elementi che rendono il posto vivo, abitato, credibile. Dovete far credere al lettore che quel posto esiste, o non si calerà mai nella storia e voi, per sola pigrizia, avrete perso lettori. Se continua a sembrare troppo bianco, aggiungete dei mattoni a vista. I retini dovrebbero fare il resto.
Però non mi piace disegnare gli sfondi...
Per rendere più leggero il compito di disegnare sfondi, trovo divertente nascondere luoghi o persone che conosco. Usare posti che avete visto o conoscete bene, storpiare nomi delle marche degli oggetti, aggiungere cameo di personaggi degli anime tra i peluche di una stanza o anche i vostri amici tra i tavoli di un ristorante... Non è più divertente rendere il vostro manga esclusivo? Insomma, divertitevi anche un po', perché la soddisfazione sarà immensa ugualmente alla fine di uno sfondo.
Se ancora non vi piace, rileggetevi la parte delle motivazioni, e fatevi entrare bene in testa che non facendone mai, i vostri lettori si stancheranno presto di dover capire da soli in che posto siano i personaggi, e un fumetto senza lettori non va avanti!
Ma l'autore X non li disegna mai!
E FA MALE!!! Sarà anche il capolavoro del secolo, ma è un capolavoro di qualità scadente. Siate sinceri: disegnate per fare belle cose, o per sentirvi dire che siete bravi? Beh in entrambi i casi lo sfondo serve, e solo perché "questo e quell'altro che sono famosi" non li disegnano, non significa che voi siate al loro livello!
Insomma, mettetevi l'animo in pace. Non ci sono scuse. E se ancora non li volete disegnare, non posso più far nulla per voi.
Per finire, mettiamoci in testa che la prospettiva *GASP* non è difficile. Eh. No, non lo è. Prendetevi un attimo per assimilare la notizia, bevetevi un succo di frutta che vi fanno bene le vitamine, e tornate a leggere quando avrete compreso il concetto che la prospettiva in realtà non è difficile.
Prendete due punti e tutto viene portato a puntare su uno o sull'altro. Tutto qui. È molto più facile di, per esempio, fare una posa con un'angolazione dal basso, perchè si tratta di logica. La prospettiva una volta capita è logica e semplice, e non è assolutamente così impossibile da fare come dicono. È solo noiosa, che è diverso! Quindi ora, tutti a studiarsi la prospettiva e, se volete, caricate le immagini da qualche parte e linkate nei commenti! Sosteniamoci nella noia!!
Sono pronta a ricevere suggerimenti sul prossimo argomento della sezione domande e risposte, fatemi sapere le vostre curiosità nei commenti!
Quindi, senza ulteriori giri di parole, parliamo un po' di come si crea un bello sfondo e cominciamo proprio con un po' di motivazioni.
Perché devo disegnare gli sfondi?
Innanzitutto pensate a un anime o manga, e cercate di mettere la trama in parole... Senza fare riferimenti al luogo, la nazionalità dei protagonisti, e nemmeno al periodo storico. Eliminate ogni traccia che possa darne un'idea.
Facciamo che lo faccio io per voi, che tanto lo so che non ne avreste voglia. Prendiamo K-on. La trama, in breve, è che delle ragazze delle medie salvano il club di musica a corto di membri e imparano insieme a suonare musica pop, esibendosi poi al festival scolastico.
Eliminiamo il riferimento alla scuola, il luogo, e il club, che indica troppo la nazionalità, quindi anche il festival, infine togliamo la musica pop che indica il tempo: ciò che ci resta sono delle ragazze suonano insieme e si esibiscono. Wow, interessantissimo.
No, sul serio, lo leggereste? Manca qualcosa, la trama sembra incompleta. Questo perché il luogo e il tempo è infinitamente più importante per definire i personaggi di quanto non si dica. Un adolescente nel medioevo era già sposato, nel ventesimo secolo va a scuola. In Giappone guarderebbe il baseball, in italia il calcio. La psicologia del personaggio, quello che può fare e non fare, la sua vita, è influenzata profondamente dal posto in cui si trova. Bisogna renderlo chiaro, altrimenti il lettore faticherà a comprendere e l'ultima volta che ho controllato nessuno leggeva fumetti per risolvere puzzle di logica.
Per questo lo sfondo ci viene in aiuto. Immediatamente si rende riconoscibile il luogo e il tempo e si colloca subito la storia.
Non meno importante, il lettore deve capire che cosa sta succedendo, non basta fare un quadrato nel muro per far capire che il personaggio guarda fuori dalla finestra, la finestra ha la cornice. Ora però sembra un quadro. Aggiungiamo la maniglia. Certo che è misera. Aggiungiamo i riflessi... Però ora pare fluttuare, allora la incassiamo nel muro... Ora la finestra è dettagliata ma il muro è bianco... Mettiamo un paio di poster. Solo poster? Aggiungiamo almeno una scrivania... Magari non vuota... Uno scaffale... Ora li mettiamo a confronto.
Quale si capisce meglio tra le due? Quale ha più atmosfera? Capite quindi che per fare un bel disegno, un bel fumetto, tocca fare un po' di sfondi. Prendetela come una pratica zen, liberatevi dall'antipatia e cercate di fare un bel disegno.
Però i miei sfondi sembrano ospedali...
Normalissimo: è perchè non facciamo abbastanza attenzione ai dettagli. Prima di fare uno sfondo a memoria, prendete una foto del genere di posto che volete rappresentare. Guardate bene ogni elemento, non il posto come insieme, ma proprio le varie parti che rendono un posto riconoscibile: se è un negozio, o una casa, o un ufficio... La disposizione dell'arredamento, le decorazioni all'esterno, il tipo di struttura, cambia molto da luogo a luogo, non sono tutti parallelepipedi coi muri bianchi.
Mettete di voler disegnare un konbini... Non basta fare una porta con sopra l'insegna "konbini", anzi la regola nel disegnare sfondi è non usare le scritte, perché le scritte vanno a distogliere il lettore dal dialogo e impigriscono chi le usa eccessivamente.
Dissezionate l'arredamento, e cercate di disegnare in modo riconoscibile i vari elementi, dal tipo di porta che viene usato, alle pubblicità all'esterno e ai cestini, le bici poggiate contro il muro o i passanti sul marciapiede... Sono tutti elementi che rendono il posto vivo, abitato, credibile. Dovete far credere al lettore che quel posto esiste, o non si calerà mai nella storia e voi, per sola pigrizia, avrete perso lettori. Se continua a sembrare troppo bianco, aggiungete dei mattoni a vista. I retini dovrebbero fare il resto.
Però non mi piace disegnare gli sfondi...
Per rendere più leggero il compito di disegnare sfondi, trovo divertente nascondere luoghi o persone che conosco. Usare posti che avete visto o conoscete bene, storpiare nomi delle marche degli oggetti, aggiungere cameo di personaggi degli anime tra i peluche di una stanza o anche i vostri amici tra i tavoli di un ristorante... Non è più divertente rendere il vostro manga esclusivo? Insomma, divertitevi anche un po', perché la soddisfazione sarà immensa ugualmente alla fine di uno sfondo.
Se ancora non vi piace, rileggetevi la parte delle motivazioni, e fatevi entrare bene in testa che non facendone mai, i vostri lettori si stancheranno presto di dover capire da soli in che posto siano i personaggi, e un fumetto senza lettori non va avanti!
Ma l'autore X non li disegna mai!
E FA MALE!!! Sarà anche il capolavoro del secolo, ma è un capolavoro di qualità scadente. Siate sinceri: disegnate per fare belle cose, o per sentirvi dire che siete bravi? Beh in entrambi i casi lo sfondo serve, e solo perché "questo e quell'altro che sono famosi" non li disegnano, non significa che voi siate al loro livello!
Insomma, mettetevi l'animo in pace. Non ci sono scuse. E se ancora non li volete disegnare, non posso più far nulla per voi.
Per finire, mettiamoci in testa che la prospettiva *GASP* non è difficile. Eh. No, non lo è. Prendetevi un attimo per assimilare la notizia, bevetevi un succo di frutta che vi fanno bene le vitamine, e tornate a leggere quando avrete compreso il concetto che la prospettiva in realtà non è difficile.
Prendete due punti e tutto viene portato a puntare su uno o sull'altro. Tutto qui. È molto più facile di, per esempio, fare una posa con un'angolazione dal basso, perchè si tratta di logica. La prospettiva una volta capita è logica e semplice, e non è assolutamente così impossibile da fare come dicono. È solo noiosa, che è diverso! Quindi ora, tutti a studiarsi la prospettiva e, se volete, caricate le immagini da qualche parte e linkate nei commenti! Sosteniamoci nella noia!!
Sono pronta a ricevere suggerimenti sul prossimo argomento della sezione domande e risposte, fatemi sapere le vostre curiosità nei commenti!
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